Fiumicino: colonne di marmo scoperte sul fondale del Tevere

09/06/2021

Sono partiti dalla foce del Tevere e hanno risalito il corso della Fossa Traiana, il canale di
Fiumicino realizzato dagli architetti dell'Impero. Da Capo Due Rami, raggiunto con due mezzi
navali del Nucleo Carabinieri Subacquei di Roma, si sono svolte numerose immersioni con la
partecipazione dell'archeologa Alessandra Ghelli, neo-responsabile del Servizio Tutela del
Patrimonio Subacqueo, appena istituito dal Parco archeologico di Ostia antica.
Per Alessandro D'Alessio, direttore del Parco, "non poteva essere più fortunato il battesimo
del nuovo servizio di tutela archeologica subacquea del Parco di Ostia antica. La prima
campagna portata a termine dalla dottoressa Alessandra Ghelli - con la collaborazione del
Nucleo carabinieri subacquei di Roma e del Nucleo Tutela del patrimonio culturale di Roma - ha
portato all'individuazione nelle acque del Tevere, alla profondità di cinque metri, di tre grandi
fusti di colonne in marmo. Pur parzialmente interrate nel letto e nell'argine, le colonne superano
il metro di diametro e i due metri e mezzo di lunghezza.
Ma come sono finite nel Tevere? La Roma imperiale, nei primi secoli dopo
Cristo, era senza dubbio l'approdo più ambito, il più fiorente dei mercati per i marmi provenienti
dalle cave disseminate lungo tutto il Mediterraneo, dalla Spagna al Mar Nero, passando per le
coste egiziane.
A volte una piccola parte dei carichi affidati al trasporto fluviale contro corrente lungo il Tevere,
destinato alla stazione dei marmi al Testaccio, andava soggetto a incidenti di percorso e una
volta finita fuori bordo diventava difficilmente recuperabile, specie se di dimensioni imponenti
come le nostre colonne.
Con il prossimo appuntamento con la tutela del patrimonio culturale subacqueo proveremo a
prelevare piccoli campioni, per determinare il tipo di marmo e la sua provenienza. L'Arma dei Carabinieri ha già assicurato il suo contributo e insieme speriamo di giungere nel medio termine
al recupero delle colonne".
Sul fondo visibilità pari a zero, la scoperta è avvenuta al tatto.
Nel corso delle diverse immersioni, i Carabinieri si sono imbattuti in numerosi detriti sommersi
tra cui resti di scafi, carcasse animali in disfacimento, ma anche tronchi di medie e grandi
dimensioni trasportati dalla corrente.
"Le attività nel mese di maggio si sono concentrate sui fondali della Fossa Traiana ovvero del
canale artificiale scavato dall'imperatore Traiano per mettere in collegamento il porto, il suo
porto, con il Tevere e che corrisponde all'odierno canale di Fiumicino" racconta l'archeologa e
subacquea Alessandra Ghelli.
Quello fluviale è uno degli ambienti più ostili dove si possa operare e, nonostante le profondità
esigue, non superiori agli 8-10 metri, le possibili minacce e pericoli sono molteplici ed invisibili.
Infatti già dopo i primi 2 metri, a causa dell'elevata densità del limo disciolto, l'acqua assume
una colorazione marrone nerastra per diventare scurissima in profondità, impedendo pertanto ai
Carabinieri subacquei di giovarsi della vista, che di fatto nelle operazioni è stata sostituita
interamente dal tatto. I subacquei, costretti ad utilizzare una zavorra maggiorata, indispensabile
per essere più aderenti al fondo e contrastare efficacemente la corrente, si sono mossi a
carponi usando esclusivamente le mani per tastare ciò che li circondava.
"Sebbene i fusti di colonna siano di grandi dimensioni" prosegue Alessandra Ghelli, "trovarli e
individuarli è stato difficoltoso, è stato un lavoro prettamente tattile, soprattutto per il grado di
visibilità che sul fondale è pari a zero. Ma l'altra difficoltà è costituita sempre dalla presenza
delle correnti, per cui quando si lavora in immersione nel Tevere ci si deve ancorare sul fondale
in maniera molto solida e si deve risalire la corrente quasi come fossimo dei granchi".
Reperti visibili grazie alle riprese dei Carabinieri subacquei
Alla campagna di ricerche nella Fossa Traiana hanno partecipato anche i Carabinieri del Nucleo
Tutela Patrimonio Culturale di Roma, che svolge periodicamente attività di monitoraggio e
controllo di siti archeologici marini e fluviali con il supporto del Nucleo Carabinieri subacquei di
Roma e relative unità navali, per consolidare la prevenzione ed il contrasto ai fenomeni di
danneggiamento e trafugamento del patrimonio culturale sommerso.
Le tre colonne rinvenute sono state oggetto di puntuali rilievi foto-descrittivi e immediatamente
censite all’interno della Banca dati del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, attività
che ne permetterà l’istantanea individuazione nel caso di eventuali trafugamenti e/o
danneggiamenti. In attesa che i preziosi ritrovamenti vengano riportati in superficie per essere
valorizzati e restituiti al patrimonio indisponibile dello stato, il Nucleo TPC di Roma, unitamente
ai Carabinieri Subacquei, perlustreranno e controlleranno la zona per prevenire la commissione
di reati.
La necessità di fotografare i reperti, nonché di avere delle misurazioni il più possibile fedeli, ha
imposto l’utilizzo di macchine fotografiche di altissimo livello, adeguatamente settate, che hanno
reso possibile registrare immagini dei reperti che ad occhio nudo sarebbe stato impossibile
vedere.
L'intera avventura può essere rivissuta grazie al racconto registrato durante le immersioni, con i
commenti degli archeologi e le sequenze realizzate sul fiume e sott'acqua.

Il video è pubblicato sul canale Vimeo del Parco archeologico di Ostia antica:

https://vimeo.com/ostiaantica

 

 

tevereL'antico paesaggio fluviale del Tevere, oggi quasi scomparso