Mosaico delle Province
Una delle più antiche e importanti testimonianze iconografiche dei commerci che convergevano a Ostia è senza dubbio rappresentato dal mosaico delle Terme di Via dei Vigili, noto anche come “Mosaico delle province”.
Esso è pertinente a un impianto termale, databile all’età dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.), obliterato e in larga parte distrutto a seguito dell’edificazione delle successive terme domizianee e quindi, definitivamente, da quella delle adrianee Terme di Nettuno, contestualmente alle quali fu realizzata la strada nota come Via dei Vigili. Saggi di scavo condotti al di sotto della strada hanno portato alla luce ciò che resta dell’impianto termale dell’età di Claudio, di cui non è possibile precisare l’estensione. L’unico elemento tuttora visibile è un pregevole mosaico in bianco e nero in cui, all’interno di una cornice a meandro, sono racchiusi riquadri con rappresentazioni di armi e motivi geometrici. La parte centrale è decorata da un riquadro su cui sono raffigurati delfini, fiancheggiato dalle personificazioni delle Province e dei venti, simboleggiate rispettivamente da teste femminili e da teste maschili. Le province rappresentate sul mosaico, riconoscibili dagli attributi che le accompagnano, sono la Spagna (coronata d’ulivo), la Sicilia (identificata dalla triskeles), l’Egitto (con il coccodrillo) e l’Africa (con testa di elefante), che nella prima età imperiale assicuravano all’Urbe i rifornimenti di grano e di olio. La rappresentazione simbolica si completa con motivi che alludono alla navigazione (delfini e personificazioni dei venti) e al ruolo chiave dell’esercito (armi) nell’assicurare la stabilità dell’Impero e il controllo delle province, in un grandioso affresco allegorico che è senza dubbio almeno in parte inteso a celebrare lo sviluppo del commercio marittimo a seguito della costruzione del Porto di Claudio, 2 miglia (3 km circa) a nord della foce del Tevere, nell’odierna Fiumicino.
Iniziato nel 42 e inaugurato nel 64 d.C. da Nerone, il porto era costituito da un grande bacino (ampio 80 ettari) delimitato da due moli ricurvi e dotato di un faro; esso era collegato al Tevere da un complesso sistema di canali, il più importante dei quali (a sud del successivo bacino esagonale) fu in seguito ampliato da Traiano. Il molo meridionale, tuttora visibile nell’area adiacente all’aeroporto di Fiumicino per una lunghezza complessiva di circa 500 m, si innestava probabilmente su un promontorio naturale. All’imboccatura del bacino portuale, su un’isoletta, sorgeva il faro di Porto, grandiosa costruzione ricostruibile dalle fonti e dalle rappresentazioni come una torre a quattro piani (tre parallepipedi e uno cilindrico) sormontato dalla statua di un imperatore.