Le ossa raccontano. Brevi note dalla popolazione scheletrica di Isola Sacra
Quando si visita la Necropoli di Isola Sacra si rimane senza dubbio colpiti dalla monumentalità delle tombe, dal loro disporsi lungo la via Flavia Severiana come una vera e propria città dei morti (questo è infatti il significato della parola necropoli). Durante la visita alla Necropoli di Isola Sacra non sfugge all’attenzione l’architettura dei monumenti funerari: alcuni di essi si trovano all’interno di un vero e proprio recinto e al loro interno ospitavano numerose sepolture, per più generazioni; in alcuni di essi si conservano ancora le decorazioni a stucco e ad affresco; altri erano pavimentati a mosaico.
Durante la visita alla Necropoli di Isola Sacra possiamo apprendere molto sul modo di onorare i defunti; scopriamo l’importanza di avere una tomba monumentale e ben distinguibile dalle altre – almeno per quelle fasce di popolazione che si potevano permettere questo tipo di spesa: il cosiddetto ceto medio, ovvero commercianti, artigiani e tutte quelle persone che lavoravano presso il vicino Porto. Di molti dei defunti qui seppelliti possiamo apprendere il nome, grazie alle iscrizioni che li ricordano; di alcuni, poi, possiamo scoprire il mestiere in vita, osservando le lastre di terracotta scolpite che illustrano l’attività svolta: sono famose le lastre dell’ostetrica e del medico suo marito, o quella, ancora, la lastra raffigurante il lavoro del mugnaio. Oltre al nome ed eventualmente all’attività – e all’epoca nella quale vissero, desumibile dai dati di scavo e dallo stile delle sepolture, durante la visita alla Necropoli non riusciamo a sapere molto altro su chi fossero esattamente quelle persone che furono seppellite qui. Per questo è importante l’apporto di una disciplina molto importante, l’antropologia fisica. Grazie agli studi condotti direttamente sulle ossa umane si possono acquisire infatti dati molto interessanti sui singoli individui, a partire dal sesso, dall’età della morte, dall’alimentazione, dalle eventuali malattie avute. Non solo, ma l’osservazione diretta delle tracce e delle malformazioni sulle ossa consente anche di ipotizzare il mestiere esercitato in vita.
Il Servizio di Antropologia del Parco archeologico di Ostia antica ha pertanto tantissimo lavoro da fare sui resti umani rinvenuti nella Necropoli di Isola Sacra (Fiumicino): la Necropoli, infatti, scavata a più riprese a partire dai primi decenni del 900, ha restituito una grandissima quantità di sepolture di tipologia diversa e un campione scheletrico che nel suo complesso supera i 2000 individui.
Sono molto ben rappresentati entrambi i rituali di inumazione e cremazione; l’inumazione si riscontra in tombe di tipologia molto variabile a seconda del ceto del defunto, da tomba monumentale a sepolture molto semplici e povere come deposizioni in fossa in casse lignee o inumazioni sotto tegole. I resti scheletrici cremati sono invece conservati in olle cinerarie contenute in appositi alloggiamenti.
Di grande importanza è in questo campione scheletrico la presenza di un numero molto consistente di sepolture infantili, per le quali spesso venivano utilizzate delle anfore come contenitore, data la compatibilità di dimensioni con le spoglie. Nelle popolazioni scheletriche di provenienza archeologica, nella maggior parte dei casi il campione infantile risulta essere molto sottorappresentato; ciò non accade a Isola Sacra, dove gli scheletri infantili sono molto ben conservati e quindi rappresentati proprio grazie alle modalità di sepoltura.
Cosa ci raccontano gli scheletri di Isola Sacra
Lo studio antropologico condotto sugli scheletri ha permesso di identificare alcuni indicatori di alterato stato di salute. In qualche caso è possibile risalire ad una specifica patologia a partire dall’osservazione delle alterazioni morfologiche come nel caso della presenza del rachitismo identificato in alcuni scheletri infantili grazie alla presenza di una anomala curvatura delle ossa lunghe e ad una morfologia irregolare del cranio, o nel caso di severe anemie sempre presenti su scheletri infantili indicate da una eccessiva porosità dell’osso che sulla volta cranica si presenta addirittura con la tipica conformazione “a spazzola”.
Altre alterazioni della normale morfologia scheletrica, sono invece indicatori di un problema così detto “aspecifico”, non essendo possibile risalire direttamente dal problema alla causa. E’ questo il caso dei cribra orbitalia, la presenza di osso poroso in corrispondenza delle orbite, o dell’ipoplasia dello smalto dei denti, cioè la presenza di sottili linee orizzontali sulla superficie esterna delle corone dentarie. Queste linee derivano dal temporaneo arresto (della durata di qualche settimana) dell’accrescimento del dente in periodo infantile in seguito ad un problema di salute non grave. Entrambi questi “difetti” sono rilevabili sugli scheletri di Isola Sacra ad indicare la presenza di problemi di salute intercorsi nella vita degli individui.
Va poi ricordata la presenza di un fenomeno noto comunemente come “orecchio del surfista”, cioè l’esostosi del meato acustico, identificato come marker occupazionale. Si tratta della presenza di un accrescimento anomalo di osso in corrispondenza dell’apertura dell’orecchio, che in casi estremi può arrivare ad ostruire completamente il meato (provocando intensi dolori). Questa caratteristica sembra presentare una associazione con le frequenti esposizioni alle acque fredde e la sua presenza prevalente negli individui di sesso maschile ha permesso di proporre una associazione con l’attività della pesca praticata in queste zone costiere.
(a cura di Paola Francesca Rossi)