Le Regioni di Ostia antica

Osservando la pianta degli scavi di Ostia spesso ci si chiede come mai l'area sia divisa in 5 settori detti Regioni, dal latino Regiones . Questa divisione convenzionale può risultare poco intuitiva: perché la prima regione non è quella più vicina all'ingresso? Chi ha deciso i limiti di queste zone, e come?

Pianta di Ostia con indicazione delle RegionesPianta di Ostia con indicate le regiones (Archivio Disegni di Ostia antica, inv. 4)

La risposta a tutte queste domande ci viene data da Guido Calza, direttore degli scavi di Ostia nel cruciale periodo degli scavi per l'Esposizione Universale del 1942, durante i quali l’estensione dell’area scavata fu quasi raddoppiata. Ecco cosa scrive nella Guida storico-monumentale di Ostia​ del 1924, un testo recentemente acquisito dalla Biblioteca del Parco archeologico di Ostia antica per completare le sue raccolte:

«Ostia viene ripartita dalle sue strade principali - decumano e cardine massimo, che s'incrociano al Foro - in quattro parti disuguali e asimmetriche. E tenendo presente che il Foro e le sue adiacenze costituiscono la Ostia primitiva, possiamo attribuire un preciso valore topografico a una iscrizione imperiale ostiense (C.I.L. XIV, 352) che menziona le cinque regioni ostiensi. Se questa ripartizione ha preso per base, come tutto lascia a credere, il decumano e il cardine massimi e ha tenuto conto dello sviluppo progressivo della città, le cinque regioni potrebbero identificarsi come segue: la prima comprenderebbe il centro della città imperiale e quindi tutta la città antichissima, ed è limitata dalle quattro strade che rappresentano i quattro lati del pomerio esterno del castrum primitivo.

La seconda comprenderebbe il territorio tra il decumano e il Tevere dalla Porta Romana all'ingresso del castrum.

La terza, quarta e quinta includono il territorio non ancora esplorato, ma nel quale è anche possibile una ripartizione. Infatti il terreno compreso tra l'ultimo tratto del Tevere e l'ultimo tratto del Decumano può formare una regione; la terza. La quarta potrebbe identificarsi nel territorio tra l'ultimo tratto del decumano e l'ultimo tratto del cardine.

L'ultima regione, la quinta, sarebbe contrapposta alla seconda e limitata dalle mura tra il primo tratto del decumano e l'ultima parte del cardine.

Anche se i numeri delle regioni non corrispondessero esattamente agli antichi, la base della identificazione di esse deve essere questa da me prospettata, e che è del resto la più semplice e la più logica.»

(G. Calza, Ostia, guida storico-monumentale, Roma-Milano, s.d. (1924), pp. 36-37).

copertina Guido Calza 1924Copertina di Ostia, guida storico-monumentale (Biblioteca Ostiense, inv. 13454)

Un'iscrizione molto importante, anzi due

Si noti che all’epoca lo scavo non era arrivato alla terza, quarta e quinta regione, che quindi risultano suddivise ancora sommariamente: la scoperta di Via della Foce con gli scavi per l’E42 ridimensionò l’estensione della terza regione, oggi compresa tra Via della Foce e il decumano massimo. Ciascuna regione è ulteriormente suddivisa in isolati, numerati a partire dall’ingresso degli Scavi, e ciascun isolato è diviso in edifici, ordinati secondo lo stesso sistema. L'epigrafe menzionata da Calza (C.I.L. XIV, 352), nella quale si allude alle cinque regioni ostiensi, risale al III secolo d.C. ed è attualmente conservata ai Musei Capitolini. L’iscrizione sul lato principale riporta il seguente testo:

D(ecimo) Fabio D(ecimi) filio Pal(atina Tribu) │ Floro Verao │ sacerdot(i) Sanct(ae) Reg[in(ae)]│ Ivdicio maiestatis eius │ elect(o) Anvbiaco Prima │ [[Dec(urioni) Laur(entium) Vic(o) Aug(ustano) Qvattervi(ro) │ Naviculario V corpor(orum) │ Lenuncvlariorvm Ost(ienisum)│ Honorib(us) ac munerib(us) │ omnib(us) funct(us) sodali │ Corp(orum) V region(um) Col(oniae) Ost(iensis) │ Huic statuam Flavius│ Moschylvs v(ir) c(larissimus) Isiacvs │ huius loci memor eius │ sanctimoniae castitat(isque) │ testament(o) suo co(n)stitui │ ab heredib(us) suis iussit │ patrono munditiario │ B(ene) M(erenti) / L(oco) D(ato) D(ecreto) D(ecurionum) P(ublice)

"A Decimo Flavio Floro Verano, figlio di Decimo, della tribù Palatina, sacerdote della Santa Regina (=Iside), eletto Anubiacus (sacerdote di Anubis?) per decisione della sua maestà, decurione del Vicus Augustanus Laurentium e quattuorviro, armatore delle cinque corporazioni dei battellieri (lenuncularii) ostiensi, per tutti gli onori e i meriti che ha saputo guadagnarsi come membro delle cinque corporazioni delle regioni della Colonia Ostiense, il molto onorevole Flavio Moschilo, sacerdote di Iside, ha ordinato di innalzargli una statua, a spese degli eredi, memore della sua santità e purezza. Questo fu fatto secondo le sue volontà, per un benemerito e raffinato patrono. Spazio pubblico concesso per decreto dei decurioni."​

Oltre a questa epigrafe, forse un limite di regione è segnalato sui cippi che hanno dato il nome alla Sèmita (o vicolo) dei Cippi, la via che dalla porta orientale del Castrum sul decumano massimo conduce a Porta Laurentina. Questi due piccoli blocchi di travertino riportano il testo: 

Haec | Semita Hor(reorum) | p(---) r(---) i(---) / pri(---) | est

Questo è il vicolo dei magazzini | (inizio della prima regione?)”

Infatti, secondo un’ipotesi di Jan Theo Bakker, "P. r. i." è stato interpretato come p(rincipium) r(egionis) I, oppure p(rimae) r(egionis) i(nitium).

Sembra quindi che ci sia qualche fondamento storico per la divisione della città antica in regiones ma, come dice Calza, non sappiamo se la ripartizione da lui proposta negli anni Venti fosse quella utilizzata effettivamente in età antica. Alla definizione di questo sistema topografico deve aver sicuramente contribuito l’esempio di Pompei, dove la suddivisione in otto Regiones era stata elaborata da Giuseppe Fiorelli nel 1858. Tuttavia è interessante notare come a Pompei in antico non fosse in uso la nomenclatura delle Regiones numerate, ma semplicemente il nome del quartiere (ne conosciamo quattro: Forensis, Saliniensis, Campaniensis e Urbulanensis). Il sistema per Regiones si è rivelato senza dubbio utile per identificare con sicurezza gli edifici in età moderna, e come abbiamo visto spesso riprende la situazione antica, pur con alcune differenze.

(a cura di Dario Daffara)

cippo iscritto dalla semita dei cippiCippo iscritto dalla semita dei cippi (foto Jan Theo Bakker)

Per saperne di più:

C.I.L. XIV = H. Dessau (ed.), Corpus Inscriptionum Latinarum XIV, Inscriptiones Latii veteris Latinae, Berlin, 1887.

Calza (1924) = G. Calza, Ostia, guida storico monumentale, Roma-Milano, s.d. (1924), pp. 36-37

Floriani Squarciapino 1962 = M. Floriani Squarciapino, I culti orientali ad Ostia, Leiden, 1962 (in part. p. 28).

Pavolini 2006 = C. Pavolini, Ostia (Guide archeologiche Laterza), Roma-Bari, 2006 (in part. pp. 26-39).

Pesando, Guidobaldi 2018 = F. Pesando, M.P. Guidobaldi, Pompei, Oplontis, Ercolano, Stabiae (Guide archeologiche Laterza), Roma-Bari, 2018 (in part. pp. 16-25 e 93).